giovedì 20 novembre 2014

Canzoni #18 (Blue Bonfire): Fatalmente Liberi

Cammino, scoprendo il mondo. Riscoprendolo, sarebbe meglio dire. Ricordo la strada che sto percorrendo... ricordo le lapidi, sul ciglio della strada. Non sono tornato indietro: non so e non voglio, tornare indietro. La via che percorrevo, semplicemente, mi ha fatto ripassare da qui. Controllo quelle tombe... controllo i nomi. Lettere estranne, alcune... troppo familiari, alcune. Carezzo il marmo di una di quelle: il pezzo di marmo a cui dovrei essere più legato ma, come uno scherzo di cattivo gusto, è quella che mi dice di meno. Torno a camminare, lasciandomi nuovamente tutto alle spalle.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Grqz88ZVNr4?rel=0&w=560&h=315]


Ragiono su quei cadaveri... su quello che hanno fatto, su quello che volevano fare... senza aver più la possibilità di farlo. Ragiono su quelli morti e su quelli nemmeno nati. Non mi chiedo se sia giusto o sbagliato: non sono io, a doverlo decretare e, comunque, non ne ho il potere. Ripenso alla tomba di mio padre, tornatami in mente come una fotografia. Una targhetta di ceramica, dedicatagli dai suoi amici. I "suoi amici": persone che si facevano aiutare e mai lo aiutavano. Una persona benvoluta ma morto solo come un cane. Forse era la solitudine, quella che ho visto nei suoi occhi. Lacrime che scendevano sulle guance, quando mi vedeva: acqua che rompe la tristezza dell'essere solo. Ma "no", dicevano i medici, "lui è in coma, non capisce... quelle lacrime sono uno sfogo del corpo"...
Mi paragono a lui: ad una persona che ho amato e, contemporaneamente, odiato con tutto me stesso... sangue del mio sangue. Comincio a prendere fuoco: Fiamme che conosco troppo bene.

Mi allontano dalla via, andando fuori strada. Penso e provo paura, mentre cammino. Terrore, che la mia finisca come la sua... che non riesca in niente, come lui... paura di rimanere solo, come lui.
Corro disperatamente, pensando ai miei amici... ed alle mille virgolette usate, per racchiudere quella parola. Penso alle mie visioni "virtuali" che considero più compagni di persone di carne ed ossa. Penso che vorrei toccare, quelle figure... e penso alla mia mano che trapassa l'altra, mentre e protesa verso di me. Penso alla mia tristezza.

Penso.
Penso.
Esplodo.
Boato. Calore. Bagliore.

Riesco a vedere nuovamente. Il prato, su cui avevo corso, per scappare, non esisteva più. Non c'è distruzione... c'è il nulla: solo terra bruciata. Non sono riuscito ad allontanarmi abbastanza: parte della via era stata spazzata via. "Questa... è la mia rabbia? Questo è il mio voler essere qualcuno? QUESTO è il terrore di morire da solo?". Mi appoggio una mano sulla faccia, tappandomi l'occhio. Altro flashback: Il crollo del mondo. Cado in ginocchio, senza forze. "Sono stato io, a causarlo?" Non ne sono sicuro e, questo, mi spaventa di più.


Continuo a bruciare... e continuo ad avere paura di me stesso.

2 commenti: